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La manometria anorettale: in cosa consiste e quando è utile

manometria anorettale in cosa consiste

Prepararsi alla manometria anorettale: in cosa consiste l’esame?

Tra gli esami diagnostici meno noti ma di grande utilità clinica, la manometria anorettale svolge un ruolo chiave nella valutazione dei disturbi legati alla defecazione e alla continenza. Si tratta di una procedura ambulatoriale, rapida e poco invasiva, che consente di analizzare con precisione il funzionamento dei muscoli e dei riflessi coinvolti nelle fasi finali del transito intestinale.

Capire meglio cos’è la manometria anorettale, in cosa consiste e quando viene consigliata, può aiutare il paziente ad affrontare un eventuale percorso diagnostico con maggiore serenità.

Vediamo quindi insieme come si svolge l’esame, per quali disturbi può essere indicato e quando è il momento giusto per prenderlo in considerazione.

 

Cosa valuta la manometria anorettale e in cosa consiste

La manometria anorettale, dunque, è un’indagine funzionale che può fare la differenza in termini di diagnosi e trattamento, specialmente quando sintomi come stitichezza cronica, incontinenza fecale o dolore anale persistono nonostante altre valutazioni.

Durante l’esame – eseguito in ambiente ambulatoriale e dura circa 10-15 minuti – il paziente viene fatto sdraiare su un fianco, in posizione fetale, e dopo aver applicato un lubrificante con effetto anestetico, una sonda morbida e flessibile viene delicatamente inserita nel canale anale.

Questa sonda, dotata di sensori di pressione e di un piccolo palloncino gonfiabile, raccoglie i dati relativi alla forza muscolare, alla sensibilità rettale e alla capacità di eseguire correttamente le manovre fisiologiche (come spingere, trattenere o rilassare i muscoli in fase espulsiva).

Le informazioni raccolte consentono, quindi, di misurare una serie di parametri fisiologici essenziali per valutare il corretto funzionamento del canale anale e del retto, e forniscono indicazioni preziose sulle cause di disturbi evacuativi o di continenza.

In particolare, vengono analizzati:

  • La pressione di base dello sfintere anale, ovvero il tono muscolare a riposo dello sfintere interno, fondamentale per mantenere la continenza passiva: un valore troppo basso può suggerire una debolezza sfinterica, mentre un valore elevato può indicare un’eccessiva contrazione o una disfunzione.
  • La forza di contrazione volontaria dello sfintere esterno e dei muscoli perineali, che viene valutata chiedendo al paziente di “stringere” volontariamente i muscoli anali, per verificare la capacità di trattenere le feci durante uno stimolo improvviso o in condizioni di urgenza.
  • La sensibilità rettale e la distensibilità (o compliance), che viene misurata attraverso il gonfiaggio graduale di un piccolo palloncino nel retto, per valutare la soglia di percezione e la capacità del retto di adattarsi all’aumento di volume. Un’eccessiva sensibilità può essere associata a urgenza defecatoria o dolore, mentre una ridotta percezione può favorire la stitichezza.
  • I riflessi nervosi che regolano la defecazione, come il riflesso inibitorio retto-anale, che consiste nel rilassamento dello sfintere anale interno in risposta alla distensione del retto: l’assenza o l’alterazione di questo riflesso può suggerire una neuropatia o un’alterazione del controllo neuromuscolare.

Cosa sapere per prepararsi al meglio alla visita

È perfettamente normale provare un po’ di disagio all’idea di sottoporsi a un esame che coinvolge una zona così intima del corpo. Tuttavia, è importante sapere che la manometria anorettale non è dolorosa: il fastidio, se presente, è lieve e temporaneo, soprattutto quando l’esame è eseguito da uno specialista esperto, in un ambiente sereno e professionale.

Per ottenere risultati attendibili, è necessario che il retto sia libero da residui fecali. Per questo motivo, viene generalmente consigliata la somministrazione di un microclisma evacuativo circa un’ora prima della visita. In alcuni casi, il medico potrebbe suggerire una preparazione intestinale più approfondita.

Il digiuno non è necessario, ma è preferibile evitare pasti abbondanti nelle ore precedenti. Inoltre, alcuni farmaci, come lassativi o antidiarroici, potrebbero dover essere sospesi: sarà il medico stesso a dare indicazioni precise in base al singolo caso.

 

Quando è consigliata la manometria anorettale e a chi rivolgersi

Abbiamo visto in cosa consiste la manometria anorettale, ma quando viene prescritta? Generalmente, quando altri esami – come ecografie, colonscopie o TAC – non hanno evidenziato alterazioni strutturali, ma il paziente continua a riferire sintomi intestinali significativi.

In particolare, la manometria anorettale è consigliata in caso di:

  • stitichezza cronica che non risponde ai trattamenti abituali;
  • incontinenza fecale non spiegata da lesioni anatomiche visibili;
  • prolasso rettale o sindrome da defecazione ostruita;
  • dolore anale persistente di origine sconosciuta;
  • follow-up post-operatori, ad esempio dopo interventi sul retto o sul pavimento pelvico, per monitorare il recupero funzionale;
  • valutazione preterapie riabilitative, come il biofeedback, per definire il piano terapeutico.

Un esame funzionale come questo fornisce dati complessi che vanno interpretati alla luce del quadro clinico complessivo. Per questo è essenziale che venga eseguito e valutato da uno specialista con comprovata esperienza nel trattamento dei disturbi proctologici e del pavimento pelvico.

Il Prof. Marcello Gasparrini, chirurgo esperto in chirurgia laparoscopica colo-rettale e nelle tecniche mininvasive, utilizza la manometria anorettale nell’ambito di percorsi diagnostico-terapeutici completi e personalizzati. L’obiettivo è identificare in modo accurato la causa dei disturbi e accompagnare il paziente verso la soluzione più efficace e meno invasiva.

Se presenti sintomi persistenti e desideri capire meglio le cause del tuo disturbo, prenota una visita specialistica.

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